Descrizione
Chi delle avventure del Commissario Maigret ha sempre amato quell’andare di Simenon oltre la coltre della rispettabilità, del conformismo e della morale borghesi, mettendo così in piena luce le contraddizioni più profonde di un certo modo di vivere e di intendere la vita stessa, troverà certo in questo romanzo più di un motivo d’interesse. “L’uomo che guardava passare i treni” è infatti, sotto questo aspetto, un passo più avanti del ciclo Maigret. Qui viene a mancare ogni modello, ogni punto fermo; non c’è più l’eroe, quotidiano e ordinario quanto si vuole, a costituire ancora una speranza, un orizzonte, un accenno di vero. La frase stessa con cui si chiude il romanzo è, del resto, estremamente significativa: “Non c’è una verità, ne conviene?”. Aperto alle mille inquietudini della più viva letteratura degli anni ’30, questo libro di Simenon ha per protagonista Kees Popinga, un impiegato qualunque che da un giorno all’altro vede trasformata la propria esistenza: da rispettabile padre di famiglia ad assassino paranoico. E sarà proprio il folle ed allucinato, ma nel contempo anche lucido, punto di vista di questo Maigret uscito di senno ad imporsi nel corso di una narrazione che è un esame impietoso della precarietà di ogni esistenza.
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